I legni che vengono utilizzati per la produzione di parquet, sia esso tradizionale o prefinito, provengono da molteplici aree produttive. Si tratta in ogni caso di essenze resistenti e con doti di stabilità adeguate. Nella variabilità dei generi esistono essenze più o meno dure o più o meno stabili, che richiedono metodi di produzione, di posa e precauzioni specifiche.

legno 01

L'essenza del parquet, insieme alla dimensione della doga e alla finitura superficiale applicata, definiscono l'estetica del prodotto: il colore, la stonalizzazione, le venature, ecc. Inoltre l'essenza definisce anche le caratteristiche tecniche del pavimento: resistenza al calpestio, al graffio, stabilità, resistenza in ambienti umidi, ecc.

- Nelle colorazioni chiare l'essenza più comunemente usata è il rovere, caratterizzato da buona stabilità e resistenza. E' usato largamente anche come base per i parquet tinti.

- Nelle colorazioni medie il Teak, il Doussiè, l'Iroko, sono i legni più comuni. Ma di possibilità ce ne sono tantissime: il Noce, il Ciliegio, l'Afrormosia, ecc.

- Nelle colorazioni scure, troviamo il Wengè. Dato che di questo materiale c'è sempre scarsità, per soddisfarre le richieste di mercato, nel tempo sono state introdotte delle alternative, come il rovere tinto wengè o rovere trattato termicamente.
Il tinto wengè, analogamente a tutti i parquet trattati con vernici coprenti, ha il difetto di far riemergere il colore chiaro del rovere quando la vernice si graffia o si usura. I trattamento termico, risolve questo problema, perchè lo scurimento del legno avviene sull'intera massa; si tratta però di un procedimento costoso, che fa lievitare il prezzo del prodotto finale.

Il legno è una materia prima prodotta dalla natura. Ogni essenza ha una sua particolare tonalità e venatura; inoltre nella stessa essenza, troviamo un'estrema variabilità (ogni tronco è diverso da un altro) e ogni singola doga di ogni singola partita è un pezzo unico nel suo genere e non riproducibile. Anche questo è uno dei motivi che rendono il parquet un prodotto di valore superiore.

E' un pavimento in legno formato da doghe in massello. Viene venduto grezzo, e la superficie di finitura deve essere realizzata in opera dal parquettista prima di poter usare il pavimento.

Le doghe possono avere diverse dimensioni e spessori. La posa di norma viene eseguita incollando il materiale gresso sul sottofondo (questo può essere un massetto idoneo o un pavimento preesistente). Quindi si procede con una lamatura per appianare la superficie, quindi a delle levigature e verniciature per produrre il risultato finale.
Il costo di un tradizionale aumenta in maniera consistente, in funzione della dimensione della doga. Per doghe molto piccole risulta competitivo rispetto ad  un parquet prefinito; ma appena si sale di dimensione, il prefinito  diviene diviene più economico.

La posa del parquet tradizionale ha un'incidenza sul costo compessivo più elevata rispetto ad un prefinito, perchè il parquettista deve eseguire sul prodotto tutta una serie di lavorazioni di rifinitura in opera.
Per doghe medio-piccole le doghe sono delle semplici tavolette che vanno incollate al supporto e accostate fra loro avendo un bordo piatto. Quando la doga supera una certa dimensione (variabile da essenza a essenza) è invece necessario un bordo con maschiatura, che serve per tenere mantenere meglio unite le doghe. La maschiatura ha il vantaggio di rendere il pavimento meno soggetto ad aprirsi, ma ha lo svantaggio di non consentire più di tante lamature nel tempo (se si raggiunge la zona della maschiatura, praticamente il parquet non è più recuperabile).

Questo prodotto rappresenta l'evoluzione moderna del pavimento in legno. Si tratta di un materiale multistrato. Ogni strato ha una funzione specifica e, il tipo e la qualità del legno usati nelle diverse sezioni, vengono scelti in relazione, alle caratteristiche specifiche del materiale e al costo che dovrà avere il prodotto finale.

essenze prefinito

Comunemente il prefinito può presentare una struttura a due o a tre strati. Questi sono:
1) lo strato nobile: è la parte della doga che dovrà formare la superficie di calpestio del pavimento. E' un'essenza pregiata con caratteristiche tecniche ed estetiche identiche a quelle di un parquet tradizionale. Al contrario di un tradizionale però, il trattamento di rifinitura superficiale (levigatura, verniciatura, ecc.), viene fatto industrialmente in fabbrica, il prodotto arriva già finito e deve solo essere montato. La resistenza superficiale è superiore, perchè industrialmente si possono applicare più strati protettivi, ognuno con una specifica funzione (cosa che è invece impossibile per un parquet tradizionale, dove la finitura viene fatta in opera dal parquettista con mezzi artigianali).
Un parquet può essere definito tale, quando lo strato nobile è superiore a 2,5 mm. Lo spessore di questo strato definisce la qualità del prodotto. Mentre i prodotti più economici hanno uno strato nobile che va dai 2,5 ai 3,5 cm, solo sui prodotti di maggiore qualità troviamo spessori fino a 4,5 mm.
2) il supporto: costituisce la struttura portante del parquet, ha la funzione di sostenere lo strato nobile e di stabilizzare la doga. Deve avere la capacità di deformarsi per assorbire le irregolarità del sottofondo su cui poggia. Per adempiere in modo efficace a questa funzione, il legno utilizzato deve essere morbido e flessibile. Nei parquet di migliore qualità il supporto è realizzato in legno di betulla fillandese, mentre nei parquet più economici troviamo l'abete od il pioppo (si tratta di legni con una maggiore rigidità rispetto alla betulla, di conseguenza il pavimento posato può risultare più rumoroso e meno capace di assestarsi nel tempo).
Lo strato di supporto nei parquet di migliore qualità è composto da almeno due fogli incollati fra loro con fibre incrociate. Lo strato più basso viene poi intaccato con tagli ortogonali alla doga che aumentano ulteriormente la capacità del legno di adattarsi al sottofondo. Queste intacche nei parquet più economici si presentano irregolari e abbastanza poco accennate; mentre nei parquet migliori, dove la lavorazione si esegue con macchinari a controllo numerico, troviamo la massima perfezione (questa è una garanzia di qualità).
3) la controbilanciatura: è presente solo nei parquet a tre strati come foglio a contatto con la superficie di posa. La sua utilità è essenzialmente legata alla possibilità di fare una posa flottante (senza l'utilizzo di collanti).
Questo strato si trova sulla faccia opposta della doga rispetto a quella dello strato nobile e, come in quest'ultimo, le fibre del legno si direzionano longitudinalmente. La deformazione delle fibre dello strato nobile viene impedita dalle fibre della controbilanciatura, e viceversa. Il supporto fra strato nobile e controbilanciatura fa da cuscinetto per tenere distanziati e stabili i due fogli.
Quando strato nobile e controbilanciatura hanno lo stesso spessore e sono in essenza, ossia formati entrambi dallo stesso tipo di legno, si ottiene una controbilanciatura perfetta. Si tratta però di una soluzione molto costosa: perchè utilizzare un legno pregiato per uno strato non di finitura, aumenta i costi del prodotto finale. Per proporre soluzioni più economiche, sul mercato sono presenti parquet a tre strati con una costruzioni via via meno pregiate:
a) strato nobile in essenza, un supporto in betulla e controbilanciatura in abete o pioppo.
b) lo strato nobile in essenza più sottile (2,5/3,5 mm), supporto e controbilanciatura in abete e/o pioppo.

Grazie ad un processo produttivo industriale, è possibile dare fino a 6/7 strati di vernice, assicurando in questo modo una più elevata resistenza del materiale e una sua maggiore durata nel tempo.
Di norma le vernici utilizzate sono a solvente e hanno caratteriste specifiche per conferire al piano di calpestio una maggiore resistenza all'usura, al graffio, alla luce solare (filtri anti UV), all'acqua.

L'azienda che costituisce oggi un punto di riferimento tecnologico per la verniciatura è la Berti. Questa azienda nel 2012 ha inaugurato un nuovo megaimpianto di verniciatura ad acqua, che non ha paragoni nel panorama dei produttori europei di pavimenti in legno. In Italia Berti è l'unico produttore che utilizza questo tipo di tecnologia.
La verniciatura ad acqua, oltre a determinare un abbattimento enorme della carica inquinante del processo produttivo, si traduce in sensibili vantaggi anche sul prodotto finale acquistato dal cliente.
Il prodotto verniciato ad acqua, esente da solventi, una volta posato in un ambiente, rilascerà nel tempo il 95% in meno di sostanze chimiche inquinanti, rispetto ad un parquet con verniciatura a solvente.
Si tratta quindi di un prodotto realmente ecologico, sia sotto l'aspetto della produzione sia sotto l'aspetto della salute del fruitore finale.

Le doghe di parquet prefinito, soprattutto quando si tratta di tavole di grandi dimensioni, subiscono sul contorno della doga, una lavorazione tesa a smussarne gli spigoli.

Questa lavorazione ha un duplice scopo:
- impedire che gli spigoli della doga si scheggino in fase di trasporto del materiale e durante la fase del montaggio;
-eliminare quella parte di legno che a pavimento posato, costituirebbe un punto debole, che nel tempo con il calpestio si potrebbe scheggiare o distaccare. Questa lavorazione che ha una valenza tecnica, si traduce però anche in una caratteristica estetica del pavimento, infatti la bisellatura serve anche per evidenziare meglio il disegno delle doghe o delle tavole, rendendo il pavimento più naturale.
I parquet più economici potrebbero anche non essere bisellati, perchè dovendosi fare una lavorazione aggiuntiva sulla doga, quando non viene fatta, si riducono i costi di produzione. Questo va però a discapito della qualità e della durata: un parquet con bisellatura è indice dell'attenzione alla qualità costruttiva che è stata data al prodotto.

Il laminato o ecolegno, non è un vero parquet. Di norma è formato da un film protettivo, da un foglio decorativo che riproduce l'essenza del legno, da un supporto in MDF, e da una controbilanciatura che costituisce la superfice di contatto della doga con il sottofondo e serve per rendere la doga stabile. Le diverse qualità del laminato sono quindi legate essenzialmente alle caratteristiche tecniche ed estetiche dei materiali usati per produrlo.

Il film protettivo assicura la resistenza del materiale all'usura, al calpestio, ai graffi e la sua qualità è classificata secondo la normativa EN 13329/00 APP.E:

CLASSE AC3: è adatto per luoghi abitativi a normale usura e negli spazi commerciali ad usura moderata;
CLASSE AC4: indicato per luoghi abitativi a forte usura e per spazi commerciali e pubblici ad usura intensa;
CLASSE AC5: indica il massimo grado di resistenza, indicato anche per spazi commerciali e pubblici ad usura estrema.

Il supporto del laminato può essere più o meno spesso e al crescere dello spessore del prodotto aumenta il prezzo. I laminati più economici possono avere uno spessore anche inferiore a 6 mm. Un laminato di buona qualità generalmente si aggira intorno agli 8 mm.
Il foglio decorativo definisce il livello di realismo che avrà la superficie del pavimento una volta montato:- nei laminati più economici troviamo disegni semplificati (poco realistici con una ripetizione dello stesso disegno su ogni modulo, o con poche varianti), sulla stessa tavola potrebbero anche essere disegnate più doghe . La stampa del disegno potrebbe essere a bassa risoluzione e avvicinandosi si notano i punti tipografici; - nei laminati più costosi (gli ecolegni) la stampa del foglio decorativo viene fatta ad alta risoluzione, la ripetizione del disegno delle doghe non si nota, perchè vengono miscelate almeno 30/40 varianti di venature diverse. La stampa potrebbe essere fatta anche tridimensionalmente, dando al laminato le caratteristiche di un parquet spazzolato (con venature rientrate e scavate rispetto alla superficie). In alcuni casi la doga può anche essere bisellata,come nel parquet vero.Gli ecolegni sono un prodotto di grande qualità e resa estetica che , una volta posati, possono avere un tale grado di realismo da renderli indistinguibili rispetto ad un parquet vero.

Nella maggior parte dei casi il prefinito viene incollato sul sottofondo. Il collante può essere monocomponente (più economico) o bicomponente (di maggior qualità).

Nel valutare l'idoneità di un sottofondo per il parquet, vanno presi in considerazione diversi aspetti: la superficie deve essere planare, non umida, non polverosa o disconnessa. Fatti salvi tali presupposti, l'incollaggio può avvenire fatto sia su massetto, sia sovrapponendosi ad un pavimento esistente (pietra, graniglia, ceramica, gres, ecc.).
Tutti i parquet si possono incollare, ma solo quelli a tre strati (controbilanciati), si possono posare flottanti.
La posa flottante avviene sovrapponendo al sottofondo un tappetino fonoassorbente, sul quale si poggiano le doghe senza alcun tipo di collante. La stabilità del pavimento è affidata all'interconnessione fra le doghe che aviene attraverso sistemi di aggancio maschio/femmina o a clik.

Questo metodo di posa è comunque da utilizzare solo per esigenze particolari. questo perchè:

- il parquet a tre strati è più costoso del corrispettivo a due strati;
- il materiale a parità di strato nobile occupa maggiore spessore;
- una volta posato, il calpestio provoca un rumore maggiore;

alcuni motivi che potrebbero far preferire una posa flottante sono:

- devo fare un'istallazione temporanea, dove a fine utilizzo devo recuperare il materiale;
- devo montare il parquet utilizzando come sottofondo un pavimento di pregio che voglio preservare;
- il sottofondo di posa non è adatto all'incollaggio (es. massetto polveroso che richiederebbe l'applicazione di un primer);
-voglio montare il materiale da solo, senza chiamare il parchettist: la posa flottante è semplificata e, anche se non consigliabile per molti motivi, potrebbe essere fatta da persona non specializzata.

La posa in opera di un laminato è molto semplice e di norma non richiede una manodopera specializzata. L'unico requisito è avere un sottofondo adeguato: planare, non disconnesso, non umido.

Per posare il materiale si procede nel seguente modo:

1) si stende un tappetino fonoassorbente che costituirà la superficie di appoggio del laminato. In commercio ne esistono diverse tipologie, qualità e spessori. La funzione di questo strato è principalmente quella di ridurre la rumorosità legata calpestio sul pavimento posato. Più questo strato è spesso, maggiore è l'efficacia, questo perchè si riescono a riempire con più efficacia i piccoli dislivelli del supporto.

Inoltre al crescere della dimensione della doga, si deve prestare sempre più attenzione alla qualità e spessore di questo strato: posare una doga di 15x 180 cm, su un tappetino di bassa qualità, nel tempo potrebbe generare diversi tipi di problemi.
Integrato allo strato fonoassorbente (generalmente di polistirene espanso) ci può essere una barriera al vapore che serve per isolare meglio il pavimento dal supporto sottostante (questa barriera è composta da un film in polietilene o in alluminio).
Il tappetino può essere formato da rotoli flessibili o da pannelli semirigidi che vanno distesi sul pavimento e uniti fra loro con nastro adesivo adatto allo scopo.

2) Sul tappetino fonoassorbente il laminato viene posato flottante, poggiando semplicemente le doghe e incastrandole fra loro secondo il sistema previsto dal prodotto specifico.
I sistemi di incastro più comuni sono di due tipi:
a) incastro maschio femmina, il più usato, le doghe devono essere leggermente battute con strumento idoneo per poter incastrare il bordo maschio femmina;
b) incastro a clik, usato per i laminati di migliore qualità, semplice da montare, perchè consente il perfetto incastro fra le doghe con una semplice rotazione.

Per una corretta posa in opera di un pavimento, fondamentale è tener conto delle dilatazioni termiche del materiale. Di norma è indispensabile distanziarsi si almeno 1 cm dalle pareti perimetrali, nascondendo lo spazio che rimane vuoto con lo spessore del battiscopa. Quando la superficie dell'ambiente è ampia, occorre inoltre prevedere dei giunti di dilatazione adeguati.

 

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